In sella al motorino


C’è un qualche cosa di strano nel carattere di buona parte degli Italiani; qualsiasi cosa si trovino a fare, dalla più scontata alla più particolare, un sacco di persone riescono a compierla solamente utilizzandola come pretesto per mettersi in mostra.

Capita così che vediamo persone utilizzare telefoni cellulari mentre raccomandano alla mamma di buttare la pasta all’ora giusta come se stessero consigliano al presidente degli USA se attaccare o meno l’Iraq, oppure ordinare al bar un bicchiere d’acqua con l’atteggiamento di potersi permettere una cosa clamorosamente esclusiva. Non è un caso credo, il largo e smodato impiego che si fa nel nostro paese della parola VIP: è diventata così esclusiva e gratificante che si trova su tutte le tessere dei supermercati e di qualsiasi negoziante con un minimo di intraprendenza. Nel resto del mondo probabilmente una cosa del genere farebbe sorridere, ma in Italia è disarmante vedere come, davanti alle cassiere, in mancanza di carte credito rilasciate solo su precise garanzie, vengano sfoderate con orgoglio fisarmoniche infinite di tessere ‘fidaty’.BD07162_.WMF (24918 byte)

Tra i tanti atteggiamenti candidati a una analisi di questo tipo la prima scelta è ricaduta sulla posa alla guida di un motorino. Quello che altro non dovrebbe essere altro se non un pratico mezzo di trasporto, si trasforma spesso, nella mente diabolica di molti, in una sorta di passerella a due ruote sulla quale spostarsi, intimamente convinti che tutti resteranno incantati e un po’ invidiosi, non si capisce bene perché, vedendoci passare sotto i loro occhi. A parte il fatto che alcuni casi rivelano una cronica mancanza di specchi nei luoghi dove il centauro in miniatura si abbiglia, alcune pose sfidano le leggi della fisica e rasentano l’incoscienza ma, per la delusione dell’esibizionista su due ruote, spesso strappano a malapena un sorriso di rassegnazione, e non di compiacimento come vorrebbe l’interprete.

La cavalleria impone di partire dai comportamenti femminili; in realtà è anche più facile perchè la situazione è un po’ più lineare. Generalmente le ragazze motorizzate sembrano leggermente più timorose e quindi meno restie a lasciarsi andare, sempre che non utilizzino gli specchietti per controllare il trucco o inquadrino una vetrina con degli sconti. Al di là di qualche fanciulla che ha perso la testa per qualche idolo a scoppio e cerca di imitare slalomisti professionisti con scarsi risultati (tutt’al più alcuni punti, ma di sutura), la posizione prediletta è quella della brava ragazza con casco ben lustro e pettinato in testa (almeno qualcuna ha capito che il cervello vale più di una messa in piega), seduta composta e braccia ad angolo retto poggiate sulle manopole timorose che afferrandole troppo strette queste possano lamentarsi.

È d’altra parte vero che è sempre possibile ‘sentire’ sfrecciare damigelle con la chioma al vento che storpiano a squarciagola il motivo del momento, cercando inutilmente di superare i rumori del traffico e provocando brividi di terrore negli automobilisti utilizzati come paletti che si chiedono, inutilmente preoccupati, quale pezzo della propria auto possa emettere tale lamento.

La vera fortuna di chi si diletta a osservare i comportamenti è comunque il genere maschile, preferibilmente al di sotto dei 25 anni. Riconoscibili da giubbotti improbabili, sigaretta rigorosamente accesa in mano o tra le labbra che dura giusto qualche secondo, cappellino spesso unto calato fin sopra gli occhi, casco eventuale su gomito o tutt’al più sulla fronte, guanti mai, questi esemplari bazzicano qualunque via, purché affollata.

A seconda di come viene tenuto il busto possiamo parlare di ‘aerodinamici’ e ‘aggressivi’. I primo tendono a simulare un effetto accelerazione spinto all’estremo come a motivare e a dimostrare la difficoltà di riuscire a tenere testa al potente motore di cui sono in possesso; in questo caso le manopole del veicolo vengono tirate all’indietro fino quasi a spezzarsi, cosa che a quando succede ci si trova stampati sul parabrezza dell’auto che segue, con sguardo incredulo rivolto ai due arnesi ancora stretti tra le mani. Gli 'aggressivi' invece, hanno l’atteggiamento opposto: corpo tutto in avanti come a voler mordere fisicamente il baule del malcapitato che precede; i più esperti riescono a macinare chilometri con il mento più avanti rispetto alla ruota anteriore, almeno fino a quando il primo non si trova a stretto contatto con l’asfalto, al termine di diversi metri di grattata. Conseguenza diretta di questi comportamenti è la posizione delle braccia; tese all’estremo nel primo caso è piegate fino portare la spalla sulla manopola nel secondo, in modo da agevolare l’atteggiamento. Maggiori problemi invece, li incontrano coloro che non hanno capito bene come funzionano le cose e cercano di fare l’opposto: posizione arretrata con braccia completamente ripiegate o busto tutto avanti con braccia tese.TN00669_.wmf (2476 byte)

Un altro fattore determinante è relativo alla sella; i produttori in questo caso hanno i loro meriti, o colpe che dir si voglia, con l’abitudine ormai radicata di dotare i ciclomotori di selle lunghe e comode. Un’opinione abbastanza diffusa impone che se ci si vuole mettere in evidenza, allora bisogna occupare la punta della sella per una superficie più ridotta possibile; in questo modo ci si trova in modo abbastanza naturale nella posa ‘dell’aggressivo’ e dopo qualche tempo ci si troverà con la parte anteriore della sella completamente usurata e la restante praticamente nuova. Pochi utilizzano la sella per stare più comodi (altrimenti sarebbe banale), altri preferiscono piuttosto mettersi come in poltrona e cercare di sedere su più superficie possibile. Particolarmente favorito alla posizione a chi è abbastanza sovrappeso.

Ma la posizione da sola talvolta non basta; quando la concorrenza è agguerrita, allora bisogna escogitare qualche cosa di più per farsi notare meglio. Da qui allora si comincia a viaggiare con due sigarette in due mani, pizze, hamburger o quant’altro saldamente tra bocca e mano sinistra con la destra a strizzare ketchup dalla manopola del gas, impianto stereo a tutto volume che fa a gara con la marmitta nel produrre il rumore più improbabile, o notevole impegno profuso nel produrre palloni con gomma da masticare abbastanza grandi da coprire qualsiasi spiraglio di visuale potesse per caso restare libero.

Per chi proprio non vuole accontentarsi e pensa di poter stupire ben oltre e non si sogna minimamente di quanto in realtà chi lo osserva possa restarne prima stupito in senso negativo e poi stupito da tanta imbecillità, ecco la trovata di viaggiare a tutta birra (non nel senso di velocità, nel senso quantità ingerita) con le gambe accavallate fingendo una improbabile naturalezza e un esagerato autocompiacimento, oppure almeno una gamba tesa più rasoterra possibile (i risuolatori ringraziano). Quest’ultima tendenza in particolare ha generato importanti conseguenze nel mondo della moda con il ritorno delle scarpe con zeppa, particolarmente apprezzate dai più bassi, soprattutto nell’universo femminile, ma non solo.

Per i più esaltati infine produce effetti paragonati a quelli di stupefacenti assortiti, l’utilizzo smodato e assolutamente inutile del telefono cellulare durante la guida, tanto per non essere da meno dei corrispettivi e scriteriati automobilisti, con la differenza però che uno scooter guidato senza mani è spesso una sfida persa in partenza contro la forza di gravità e la forza centrifuga.


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