Sicurezza


Quando capita di trovarci in situazioni nelle quali la nostra integrità viene messa in discussione, spesso ci troviamo davanti a un dubbio amletico: reagire offesi proclamandoci persone tutte di un pezzo, oppure accettare serenamente la prova, certi di non avere niente da nascondere? Come conseguenza della prima scelta ci troveremo coinvolti in una interpretazione, sotto gli occhi di una folla di curiosi attratti da grida disumane e gesti scomposti dettati dalla rabbia. Lo sguardo dell’accusato che cerca di trovare solidarietà tra la folla accorsa, in realtà ottiene solo una serie di sguardi fuggenti e oltremodo sospetti del tipo “guarda che faccia ha quello lì”, “ se si agita così ha qualcosa da nascondere”, “l’ho sempre sospettato”, ecc. La seconda possibilità invece è particolarmente indicata per coloro che hanno la pressione bassa e sconsigliabile invece per chi è debole di cuore. Nonostante la più ferrea consapevolezza di innocenza infatti, si comincia subito a sentire un’accelerazione nella pressione sanguina con arrossamenti improvvisi del viso, sudorazione copiosa, tremolii vari e via dicendo. Come ai tempi della scuola, ogni volta che si è messi in discussione, non si sa mai; potrebbe saltare fuori da qualche tasca un oggetto finito dentro chissà come; nella mente lievemente alterata scorrono pensieri del tipo: “Come faccio a spiegare che questa cosa l’ho comprata proprio qui, ieri”, “Quel tipo sospetto che mi ha urtato, vuoi vedere che mi ha infilato in tasca qualche cosa?”, ecc.

Come probabilmente tutti noi, mi sono trovato, almeno una volta nella vita, in situazioni di questo tipo. Osservando i comportamenti delle varie persone, non solo le presunte ‘vittime’, ma anche coloro che sono chiamati a far rispettare queste regole e queste procedure, mi sono potuto fare un’idea delle diverse possibili reazioni e ho potuto trarre altrettante conclusioni, spero curiose.BS00285_.wmf (16478 byte)

Nei casi più ‘seri’ la sicurezza di un esercizio molto frequentato è una ricetta abbastanza semplice: basta predisporre appositi armadietti con chiave dove il cliente deposita borse e oggetti analoghi, certo di ritrovali all’uscita. Credo che sia il metodo più semplice e al tempo stesso democratico; se illustrata da cartelli gentili e visibili, tutti vengono trattati allo stesso modo e un addetto, possibilmente di buone maniere e bella presenza, si incarica, con modi gentili, di richiamare al dovere i più distratti. Naturalmente poiché in Italia risiedono i più grandi esperti di complicazioni inutili, esistono alcune inquietanti interpretazioni di questa soluzione all’apparenza banale. Una di queste prevede l’inserimento di una moneta per poter chiudere la serratura ed estrarre la chiave; generalmente la moneta è sempre del taglio che in tasca non c’è e dopo l’inserimento è necessario inventarsi come sbloccare la serratura: se con leva piuttosto che cercando qualche pezzo che ruoti, tipo distributore di cicche arrugginito, oppure ancora spingendo con forza esagerata la moneta nella fessura che si rivela essere quella sbagliata (ci credo che non voleva entrare). Nel caso di commercianti più bontemponi, la moneta è solo un diversivo e viene restituita all’uscita al reinserimento della chiave che per prudenza, rimane bloccata nella serratura. È però facile trovare anche aspiranti fenomeni del marketing che, non contenti di costringere ad abbandonare la borsa anche coloro che se la vorrebbero portare dietro, sono convinti di poterci guadagnare e pertanto, non restituiscono la moneta a titolo di noleggio per il deposito. Tipico risultato: gettoniere vuote e locali nelle stesse condizioni, al punto di non poter più sopportare alcuna spesa per la sicurezza e trovarsi infine locali saccheggiati.

Da sconsigliare invece l’incarico affidato a una persona ‘esperta’ che si incarica di fermare le persone a campione per effettuare controlli o prevenire l’ingresso di borsoni e cose del genere. Regolarmente infatti mentre viene ispezionata con attenzione una borsa sportiva colma di indumenti usati, transitano in tutta tranquillità carrelli colmi di beni che non hanno trovato la strada delle casse. Inoltre questo metodo tende a indispettire molta parte della gente fermata che si vede ingiustamente discriminata e sospettata e probabilmente tenderà a cambiare aria.

Un signore particolarmente fiero di questo ruolo un giorno mi ferma all’ingresso di un supermercato della catena ‘Iper’, mentre ero in compagnia di un mio amico. Eravamo tutti e due puliti e vestiti di tutto punto, barba ben fatta e pettinati; la mia colpa era che, essendo venuti in bicicletta, avevo un piccolo zaino sulle spalle. Con fare deciso e sicuro ma non impertinente,  mi avvicina e mi intima di depositare il mio zaino; afferrato il problema mi guardo intorno alla ricerca di armadietti del tipo di quelli descritti sopra o qualche cosa del genere. Comprendendo il mio sguardo smarrito l’addetto mi informa che devo lasciarlo presso il banco ‘assistenza clienti’; “bel tipo di assistenza” penso mentre mi dirigo verso il luogo indicato, ma nel frattempo mi ricordo che lo zaino contiene, il portafoglio che probabilmente tornerà utile alla cassa, la magica tesserina ‘esclusiva’ (per chi non ce l’ha) del supermercato, gli occhiali da vista che dovrei cambiare con quelli da sole che indosso e l’immancabile telefono cellulare che non esiterebbe a suonare non appena abbandonato. Rimangono nello zaino le chiavi e poche altre cianfrusaglie inutili per la spesa; dopo aver riempito tutte le tasche a mia disposizione con tali oggetti, a fatica mi incammino verso il banco dove lascio il bagaglio a una ragazza che si incarica di ‘prenderlo in custodia’. Con un certo stupore vedo che viene semplicemente depositato su un lato del bancone abbastanza fuori mano, ma in vista perché chiunque possa prenderlo senza farsi vedere. Mi trovo quindi in una situazione dove non si esita a sospettare di una persona qualunque (credo di essere un esperto nel sembrare un essere del tutto anonimo e insignificante), ma al tempo stesso si impone di fidarsi; devo cioè fidarmi di chi di me non si fida affatto e mi ha già bollato come probabile ladro? Al paziente lettore che è arrivato fino a qui la risposta. Per dovere di cronaca è utile rilevare come signore di tutti i tipi, razze ed età entrano tranquillamente con borse di tutte le dimensioni senza che nessuno osi fiatare, soprattutto il nostro bravo signore in completo blu e aria di chi la sa lunga.

Quando ero più giovane c’era un telefilm che mi prendeva molto e che ancora oggi trova posto su alcune reti private: Happy Days. Il telefilm di per sé non ha niente a che vedere con l’argomento che stiamo trattando, ma mi ricorda un episodio curioso che ritengo significativo riguardo le ‘capacità’ degli addetti alla sicurezza in certi supermercati (o forse dovrei dire ‘security’ come puntualizzano certi addetti con un certo orgoglio). Avevo poco più di dieci anni quando verso sera ma madre mi affida una commissione e mi chiede di passare al supermercato ‘SMA’ vicino a casa, per guardare se trovavo una cosa. Dopo essere passato a ritirare la merce come mi era stato spiegato, mi dirigo a passo svelto verso il supermercato, visto l'approssimarsi dell’ora di inizio del mio telefilm preferito del momento.BS00030A.gif (1664 byte)

Fatto un rapido giro per gli scaffali senza aver trovato il prodotto cercato, mi dirigo verso l’uscita passando dalle casse mostrando chiaramente di non aver acquistato niente. Messo piede fuori dal locale guardo l’orologio e mi metto a correre essendomi accorto di essere in ritardo; giungo in prossimità di una strada con in mezzo una corsia del tram, attraverso la prima parte e mi fermo un po’ affannato ad attendere il passaggio di alcune macchine.

Improvvisamente mi sento afferrare il braccio con una certa violenza, trascinare indietro e apostrofare: “Finalmente ti ho preso, adesso vieni dal direttore che ti sistemo io”. Trascorso qualche secondo necessario per capire cosa stesse succedendo, uno sguardo sul grembiule da macellaio portato da un uomo non grosso, ma piuttosto prepotente e sicuro di sé (soprattutto davanti a un bambino inerme) mi illumina improvvisamente; tremolante apro il sacchetto e mostro inequivocabilmente come tutto il contenuto provenisse da altre parti e non dal supermarket.

A quel punto, alla luce evidente dei fatti e dai passanti richiamati dall’urlo furibondo con il quale ero stato agguantato, il tremolio e l’imbarazzo cominciano a passare di persona. Dopo qualche secondo di evidente imbarazzo mi sento lasciare il braccio e congedare: “Va bene per questa volta PUOI andare; e stai attento ad attraversare”. Capito quindi? Dovevo in pratica considerarmi IO il fortunato, mentre se solo fossi stato qualcosa in più di un bambino spaventato avrei potuto ribaltare i ruoli e accompagnare io l’energumeno dal direttore in cerca di una giustificazione del trattamento ricevuto a qualche centinaio di metri dall’uscita del locale. Oggi probabilmente, a parte che forse non sarei nemmeno stato inseguito, avrei reagito in modo diverso facendo valere meglio i miei diritti che ai tempi neppure conoscevo, ma tanto per cominciare in quel posto non ci metto più piede da parecchi anni, e questa credo sia la considerazione che più dovrebbe interessare un responsabile in materia di sicurezza.PE01001_.wmf (18002 byte)

Un ultimo episodio avvenuto più di recente, mi è rimasto impresso più per la situazione curiosa che si è venuta a creare a causa di alcune regole troppo rigide, piuttosto che per forme di imbarazzo o disagio. Un grosso centro di elettronica, elettrodomestici, CD, informatica, ecc, MediaWorld, aveva da poco aperto e faceva una grossa campagna pubblicitaria dopo l’altra; al tempo stesso dovevano però avere un grosso timore di furti che li avevano portati a studiare diverse soluzioni. Quella che vorrei descrivere mi ha colpito per la sua particolare originalità; nell’ingresso del magazzino dove volevo acquistare degli accessori per un nuovo telefono cellulare, noto uno strano assembramento di persone intorno a una tipica figura di addetto alla sicurezza (si capisce dall’esagerata volumetria dei muscoli). Dopo qualche istante riesco a capire che questa persona invita tutti i clienti a depositare borse zaini e quant’altro possa contenere anche solo un pacchetto di sigarette, in una grossa borsa di plastica con chiusura ermetica apribile solo dall’addetto stesso all’uscita. Non essendo dotato di niente ritenuto potenziale deposito di beni rubati, passo sicuro, preoccupato di non dimenticare quello che devo acquistare, come spesso mi succede; vengo invece gentilmente, ma con fermezza, invitato a riporre il mio marsupio nell’apposita borsa, pensata per contenere un baule e probabilmente assai scomoda da portare, come mi accorgo osservando le persone già ‘filtrate’ che si trascinano l’oggetto per gli scaffali con evidente disagio. Per non sembrare scortese, eseguo quanto richiesto anche se un po’ stupito; mentre estraggo dal marsupio il telefono che mi servirà per provare gli accessori, sopraggiunge una signora dalla cassa che con aria un po’ scocciata chiede di ‘liberare’ la sua borsa dallo scomodo involucro perché altrimenti non potrà pagare in quanto dentro si trova naturalmente anche il borsellino. Il vigilante naturalmente esegue e io provvedo quindi a prelevare anche il mio portafoglio dal marsupio che rimane così vuoto e malinconicamente depositato all’interno della borsa fatta su misura per contenere un baule. Notando lo sguardo un po’ smarrito dell’addetto che si trova circondato da una serie di altre persone con lo stesso problema al portafogli, chiedo e ottengo una manifestazione di fiducia: poter entrare con tutti gli oggetti al loro posto nel marsupio, invece che accatastati nella mano e nelle tasche.

A causa della mia natura curiosa però mi dimentico in fretta degli acquisti e rivolgo le mie attenzioni a tutte le persone che si aggirano per i reparti trascinandosi quel fagotto fastidioso o meditando di arrivare all’uscita e dichiarare apertamente di non poter proprio pagare a causa di quel sigillo inviolabile. Va da sé che quel metodo è stato abbandonato, in favore di sistemi più classici e decisamente più discreti tipo i vari detector e telecamere sapientemente camuffate, ma è diffuso il ricordo di quegli strani episodi ogni volta che si entra in questo negozio. Sembra infatti che alcuni mariti particolarmente gelosi o estenuati dalle voglie di shopping del coniuge, abbiano utilizzato il sistema per proteggere la monogamia delle mogli o perlomeno il proprio portafoglio.

Fermo restando il sacrosanto diritto di difendersi dai furti prima che questi avvengano, resta comunque estremamente interessante osservare i metodi più svariati che la mente umana è in grado di partorire quando si vanno a toccare gli interessi dei conti in banca. In particolare a volte mi chiedo se certe soluzioni non sarebbe più appropriato giustificarle come provvedimenti di insicurezza, dato che non fanno altro che fomentare la voglia di furto anche nei più irreprensibili, “giusto per dare una lezione a quei sospettosi” e sgretolare l’immagine di alcuni esercizi.

Giuseppe Goglio


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